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Archivi Mensili: marzo 2019

Incontro GdL 16 aprile 2019

22 venerdì Mar 2019

Posted by gruppodiletturaleparole in Senza categoria

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«Alla fine, ognuno di noi s’innamora di chi ci guarda per un attimo e poi ci sfugge per sempre.»

Il tempo del vero amore è scandito dalla fugacità o dall’eternità? È questo il dilemma davanti a cui ci fa riflettere Luca Bianchini, prima ancora di iniziare il viaggio-lettura tra le pagine del suo nuovo libro. Con So che un giorno tornerai (Mondadori), però, lo scrittore torinese ci regala la speranza. Quella che resta dopo la fine di un grande amore o quando si desidera così tanto che qualcuno torni a far parte della propria vita, o meglio ancora che ci resti in un utopico “per sempre”. In questo romanzo sulla ricerca delle origini, sulle occasioni inaspettate e sulla nostalgia di un passato che spesso sarebbe bello cancellare e riscrivere, l’unica certezza resta la famiglia. Anche se allargata, confusa, insolita.

«Va bene, ma mia madre è strana, non è come tutte le altre. Per cui non so se riuscirei a vivere sempre con lei.»

La piccola Emma è figlia di un sentimento forte, quello tra Angela e Pasquale, innamorati a Trieste alla fine degli anni Sessanta. Lei ha vent’anni quando diventa madre, lui è un “jeansinaro” calabrese (un mercante di jeans), già sposato e pronto a riconoscere il neonato solo se maschio. Ma il destino porta una femminuccia e l’uomo scappa in fretta dalle sue responsabilità. Angela, dal canto suo, è una giovane donna inquieta che affida la bambina alla sua famiglia per trovare la sua strada, lontano dalla sua città e da tutto quello che le ricorda il passato. Così Emma cresce con i Pipan – un nonno devoto al dominio austriaco e una nonna che prepara sontuosi piatti della tradizione triestina –, circondata dall’affetto di quattro zii e con la stramba idea di vivere comportandosi come un maschio, quello che suo padre avrebbe tanto voluto. Anticonformista e libera, proprio come quella “strana” madre che le ha dato i natali, diventerà madre anche lei e cercherà di essere felice, ritrovando quella famiglia che, nonostante tutto, non l’ha mai abbandonata.

«Non puoi essere triste se sei mamma, le ripeteva Nerina. Noi possiamo darti una mano, ma dipende tutto da te.»

Ancora una volta, Luca Bianchini racconta la storia di un nucleo familiare. Lontano dal sole e dal mare pugliese a cui ci aveva abituato con Io che amo solo te, dai magici parchi londinesi di Dimmi che credi al destino, dalla “sua” Torino industriale di Nessuno come noi, lo scrittore raggiunge i confini estremi dell’Italia e ci porta a Trieste: una città fredda nel clima ma non nei legami, che sanno essere veri e veraci. Angela ed Emma sono madre e figlia, eppure i loro ruoli spesso si confondono, alla ricerca dell’amore e della serenità. Pasquale è il padre-codardo che non ha voluto riconoscere una bambina perché femmina, è il compagno che non ha avuto il coraggio di seguire il cuore, restando intrappolato nelle sue convinzioni di uomo del sud. E poi ci sono i Pipan, i membri di una famiglia che tutti vorremmo, presenti qualunque cosa accada, pronti a riunirsi attorno a un tavolo e a non far mancare la propria presenza, che sia in un abbraccio o nel rispetto di scelte di vita quasi azzardate, ma così naturali da sembrare giuste.

«Forse la vita non era solo male. A volte le cose girano, e girano a tuo favore.»

L’autore ci racconta delle occasioni perse, dei rimpianti di una vita, di quegli amori mai iniziati per davvero che fanno male più del dovuto. Una scrittura intima, diretta, che segue gli imprevisti. Come la vita stessa. Non stupisce che i suoi romanzi diventino poi dei film: in fondo, le pagine di un libro, come la pellicola sul grande schermo, restano il miglior modo per raccontare la quotidianità di tutti, senza restrizioni e confini.

«So benissimo cosa dico, e per una volta fidati di me. Non vorrei discutere ma voglio che tu sappia questo: io ti ho amato per come ho potuto mettendoci tutto il mio impegno…»

Angelica Sicilia

Immagine

Sabato 16 marzo 2019 Ripe di Trecastelli

07 giovedì Mar 2019

Ph Patrizia Lo Conte


Ph Alfonso Napolitano

Comunicato stampa

A Trecastelli sabato la presentazione di un volume dedicato all’universo al femminile

Sabato 16 marzo 2019, alle ore 17.30, la Biblioteca Comunale della Città di Trecastelli, che si trova presso il Villino Romualdo, ospiterà la presentazione del volume AL FEMMINILE II edizione 2018, a cura dell’Associazione Monte Porzio Cultura. La pubblicazione mette in risalto l’universo al femminile con racconti, poesie, disegni, immagini e pensieri di autrici locali e nazionali.  L’incontro sarà inoltre animato da letture e interpretazioni di scritti, cui prenderanno parte anche alcune delle autrici del libro. L’evento sarà un’occasione per indagare e riflettere sulla sfaccettata dimensione della creatività al femminile, in modo molto coinvolgente. La presentazione del volume AL FEMMINILE II edizione 2018 è promossa dal la Città di Trecastelli e dalla Biblioteca Comunale. La partecipazione all’evento è a ingresso libero.

Per Informazioni: Ufficio Turistico –Villino Romualdo- Piazza Leopardi, 32 loc. Ripe – Trecastelli (Ancona); tel. 071. 7957851 – trecastelliufficioturistico@gmail.com – www.trecastelliturismo.it

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Incontro GdL 19 marzo 2019

06 mercoledì Mar 2019

Posted by gruppodiletturaleparole in Senza categoria

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 I protagonisti della storia sono un padre ed un figlio, i quali nell’arco di due soli giorni avranno modo di affrontare i nodi irrisolti del loro rapporto, che nel corso degli anni è stato tutt’altro che semplice. Il primo perso-naggio che Carofiglio ci fa conoscere è quello di Antonio, che da quando era ragazzo si è dovuto confrontare con l’epilessia idiopatica ed anche con il fatto che i propri genitori, entrambi insegnati, si sono separati. Il padre è non solo un insegnante abbastanza noto in città, ma anche un matematico di una certa importanza, mentre la madre è una insegnante di lettere, completamente assorbita da quello che è il suo lavoro. Un giorno il padre, constatando come la malattia sia ormai difficile da gestire, decide di recarsi con Antonio a Marsiglia: qui è infatti di stanza il Dottor Gustaut, uno dei maggiori esperti a livello internazionale per quanto riguarda la malattia con cui Antonio si trova quotidianamente a dover fare i conti. La visita a cui Antonio viene sottoposto ha un esito positivo, visto che il ragazzo ha modo di tornare a vivere una esistenza praticamente normale in ogni aspetto. Il tempo passa e nei tre anni successivi le cose sembrano andare nel migliore dei modi. Si arriva così al 1983: a tre anni dalla visita che ha cambiato in meglio la vita del ragazzo, il padre ed il figlio, con quest’ultimo ormai diciottenne, tornano a Marsiglia per quello che è il consulto decisivo: Antonio infatti potrebbe sentirsi dire che la guarigione è ormai realtà oppure che la terapia a cui si è sottoposto per tre anni deve continuare. Antonio sembra essere guarito, ma il Dottor Gustaut per avere la certezza che la malattia sia ormai stata sconfitta, decide di fargli sostenere un esame che il mondo della scienza ha però da tempo inserito tra quelli non solo sconsigliati, ma addirittura vietati, ovvero la “prova da scatenamento”. Padre e figlio dovranno rimanere svegli entrambi per 48 ore consecutive, il tutto senza che Antonio possa prendere le proprie medicine e senza l’ausilio di un sonno ristoratore di tanto in tanto, per evitare il quale i due dovranno prendere dei farmaci specifici che inibiscono il sonno. Questa particolare situazione porterà padre e figlio ad avere un dialogo che in passato non hanno mai avuto, a causa dei loro caratteri così diversi e della situazione familiare, che ha inciso profondamente sul rapporto che Antonio ha negli anni instaurato con entrambi i genitori. Le 48 ore passano veloci e lentamente allo stesso tempo e al loro scadere il lettore ha modo di scoprire se effettivamente Antonio è guarito, mentre i due protagonisti principali, padre e figlio, potranno iniziare un nuovo rapporto, su basi totalmente diverse e più solide, grazie al fatto di aver messo a nudo le proprie fragilità e aver gettato i semi per risolvere i propri contrasti.

Questo nuovo romanzo di Gianrico Carofiglio si caratterizza, così come per quasi tutti i suoi lavori precedenti, per una narrazione in prima persona. In questo caso la voce narrante è quella di un Antonio ormai adulto, che rievoca quel momento della sua vita così importante. Le novità, rispetto alle altre opere di Carofiglio sono essenzialmente due: la prima riguarda l’ambientazione della storia, perché la scelta di una città estera e nello specifico di Marsiglia come luogo dove si svolgono la maggior parte delle vicende èè senza dubbio originale e a suo modo audace. La seconda concerne invece lo stile stilistico adottato, perché Carofiglio, rispetto ai suoi libri precedenti, mostra la volontà di voler cambiare alcuni aspetti del suo modo di scrivere, senza però volersi snaturare. Il risultato di questo tentativo di rinnovamento è un libro senza dubbio scorrevole e leggero, come tutti i libri precedenti dell’autore, ma con il tentaivo di adottare uno stile più sintetico, che ceda meno il passo alle digressioni psicologiche che sono comunque presenti e che contribuiscono a rendere quest’opera interessante, anche per le riflessioni a cui il lettore viene portato.

Ovviamente sono diversi i passi che colpiranno il lettore. Tra i tanti che si potrebbero citare qui ne va ricordato uno, in cui l’autore mette a confronto la complessità della matematica con quella della vita, in un passaggio decisamente ironico, dove il padre di Antonio afferma che “Se la gente crede che la matematica non sia semplice, è soltanto perché non si rende conto di quanto complicata sia la vita“. In conclusione, Le tre del mattino va senza dubbio letto da coloro che apprezzano Carofiglio fin dai tempi dei romanzi con protagonista l’avvocato Guerrieri, ma anche da chi non si è mai approcciato ad un suo romanzo.

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